top of page
ARMENIA 

 

22-25 aprile 2023

Complice l'apertura di tratta diretta Malepensa-Yerevan...partenza sabato, ritorno martedì, non potevo resistere!utilizzando il ponte del 25 aprile ovviamente, nonostante il rientro dal Giappone proprio la domenica prima!ma quando ricapita!

Partenza ore 6:40 da malpensa con arrivo ore 13 a Yerevan

Volo di ritorno il 25 aprile alle 14:00 con arrivo a Malpensa alle 17, insomma 4 ore e 30 di volo per un fuso orario di 2 ore in avanti.

COSTO: volo 170 euro andata e ritorno, hotel 60 euro a notte a Yerevan, 23 euro a Alaverdi. Pasti in ristoranti 25 euro in due, altrimenti 10 euro in due, colazione 5 euro in due. Benzina 40 euro, 90 euro noleggio auto. Totale circa 350 a testa

CONSIDERAZIONI GENERALI

Circondata da Turchia, Georgia, Azerbijan e un pezzetto di Iran, sotto ombra del biblico monte Ararat, l'Armenia è un fazzoletto di terra, molto piccola!50% di tutta la popolazioen nazionale si trova a Yerevan.

Moneta Dram, 400 sono circa 1 euro. Gli armeni sono essenzialmente cristiani, le lingue sono Armeno, RUsso...qualche anziano parla Assiro!si trovano scritte in caratteri latini, alfabeto armeno e cirillico.

L'ingresso a tutti i monasteri e luoghi sacri è gratis, quando siamo andati noi anche i parcheggi non erano a pagamento (contrariamente a quanto si poteva leggere sulle guide).

Avevo deciso di dare un'altra chance alle solite guide, nonostante l'impropriatezza quando si parla di paesi russofili (come per esempio la pericolosità dei Tashkent e dei suoi poliziotti quando si decide di prendere la metropolitana...certo come no)...questa sarà l'ultima volta che ne compro una. Secondo la guida ci stavamo recando in un paese tendenzialmente pericoloso, "attenzione alla guerriglia a 5 km dai confini con Turchia e Azerbaijan", "fuori da Yerevan potrete trovare l'esercito, non è sicuro", "strade dissestate" e per concludere "Terribili casermoni sovietici". Dimenticavo "nella zona dei vini, i locals riempiono bottiglie vuote di coca cola con del vino per poterlo contrabbandare al meglio tramite camionisti verso la russia", "non parlano inglese" (con connotazione negativa). Ovviamente fosse solo la guida, per il sito della Farnesina stavo per andare a morire, sul web in generale non ne parliamo...ma chi commenta e porta informazioni palesemente false, lo fa per sport?per frustrazione?

Punto 1: probabilmente i confini con i paesi in guerra/non simpatizzanti non sono sicuri, ma i principali siti turistici sono al confine, ci siamo andati e non è successo niente. Anzi, pieno di bus turistici e di...turisti!Essenzialmente russi, ma anche francesi e qualche italiano.

Punto 2: fuori da Yerevan non abbiamo visto militari, non ci siamo sentiti in difficoltà o in pericolo. Meglio evitare la zona del Nagorno Karabakh, luogo di contenziosi tra Armenia e Azerbaijan, credo che potrebbe essere rischioso, ma di questi tempi non sono più sicura di nulla, tanto è il lavaggio del cervello a cui siamo sottoposti, fandonie talmente clamorose da risultare quasi offensive. Quindi diciamo che per codardia non mi sono spinta tanto in là.

Punto 3: le strade erano assolutamente agibili, solo nei villaggi sono leggermente dissestate (come in alcune aree d'Italia del resto)

Punto 4: de gustibus per i casermoni sovietici, a me personalmente piacciono. Alcune zone sono disagiate con i famosi casermoni in disuso o decadenti, ma se vogliamo fare un discorso del genere e sottolineare il vero degrado...bisognerebbe buttare una bomba e radere al suolo il New Jersey per intero, ma nessuno lo scrive o lo dice. Ed ecco di seguito un pò di "casermoni" e monumenti sovietici sparsi per il territorio Ameno: dal mio punto di vista, molto interessante la città di Alaverdi, perfettamente incastonata con i suoi casermoni marroncini e una miniera di rame in disuso, all'interno della gola del Debed, e Stepanavan, in nome di Stepan Sahowmyan, qui nato e membro della Federazione Rivoluzionaria Armena e Commissario della Comune di Bakubolscevico, fu un leader nella Rivoluzione russa particolarmente attivo nel Caucaso al punto da ricevere il soprannome di “Lenin caucasico”. 

Stepanavan era anche un luogo di villeggiatura molto frequentato in epoca sovietica, con un clima gradevole e immersa nella natura. Stepanavan ha subito molto gli effetti del grande terremoto del 1988, che ha abbattuto numerosi edifici e la maggior parte delle sue infrastrutture. Il sisma causò oltre venticinquemila morti (ma c'è chi parla di una cifra quasi doppia) e lasciò senza casa quattrocentomila persone; per dare un'idea di questa catastrofe, un armeno su otto, dopo il 7 dicembre, non ebbe più un tetto sopra la testa.

ALfabeto Armeno, osservatorio Byurakan sono altri esempi.

 

Punto 5: è vero, le signore ai lati della strada riempiono bottiglie di plastica, di coca coca, di succhi di frutta, di sprite, di qualunque tipo, con del vino. Magari uno dei motivi è il contrabbando, chi può dirlo, ma lo spudorato assolutismo con cui viene affermato nella guida lo trovo a dir poco disarmante.

Punto 6: non parlano inglese (nota dispregiativa presente nella guida e sul web). Mediamente sì, non lo parlano. E quindi?Parlano almeno russo e armeno, che gli frega di parlare in inglese?e chi parla in inglese...un vero fenomeno visto che si è dovuto imparare 3 alfabeti diversi. E i nostri amici statunitensi?che parlano solo ed esclusivamente mediamente solo l'inglese?e bullizzano (come ho visto durante un congresso verso un dottore anziano cinese) chi non lo parla?non commento oltre. A loro non serve l'inglese, nessuno si stupisce se un italiano non parla russo per esempio.

La guerra fredda non è mai finita, lo sostengo da sempre. Ed è a dir poco riprovevole. Anche perchè impedisce ai più di visitare nuovi paesi sorprendenti e conoscere popoli infinitamente superiori ai modelli imposti. Senza contare la sicurezza..ma d'altra parte punti di vista giusto?Per qualcuno è pericoloso spingersi in paesi dove si parla anche il russo, io personalmente sono più preoccupata dal rischio di vedermi puntare una pistola in pieno giorno a New York, ma come sopra...de gustibus.

Terminata questa doverosa introduzione, partiamo con il viaggio! Primo punto, l'alloggio. Mi affido sempre a booking, perchè mi permette di cambiare idea all'ultimo e mi permette di prenotare con mesi di anticipo. Sempre più fondamentale questo aspetto, un hotel che 5 mesi fa è stato bloccato a 60 euro, un mese prima sale a 100 e il giorno prima a300. Viviamo in un periodo post covid decisamente particolare.

Yerevan: Opera Suite Hotel per 60 euro a notte, a 250 m dal centro 

Alaverdi (in particolare ad Odzun): Odzun Hotel, un "casermone" sovietico costruito nel 1971 e costruito su un piattone sopra la gola del Debed. Non parlano inglese, ma a gesti, se si ha voglia di comunicare, si comunica. E siamo riusciti a farci cucinare cena e colazione Per un totale, in due persone, camera inclusa, di 30 euro.

343054196_265482502485728_6113944132396823126_n.jpg
342992700_1459234294613006_1773413174487801008_n.jpg
343198639_250916730728496_8745762072136228085_n.jpg

CIBO: A Yerevan siamo andati a mangiare due volte alla Tavern Yerevan in pieno centro, quindi abbiamo cenato all'otel Odzun per cena e colazione, infine abbiamo assaggiato altre specialità alle bancarelle. Devo dire che il cibo caucasico, perchè spesso si mischia con il georgiano, è decisamente appagante. A parte il coriandolo ovviamente!

- Ghapama uno dei piatti tipici più cari alla sua popolazione. Si tratta di un piatto a base di zucca, svuotata e riempita con riso cotto, uvetta, frutta secca, cannella, zucchero o miele. Molto importante la cottura con la quale si raggiunge il giusto grado di tenerezza. Successivamente si taglia a spicchi, in modo da poterlo servire in porzioni individuali. Il Ghapama è tradizionalmente preparato tra Capodanno e Natale armeno, o in altre occasioni di festa. Si poteva trovare alla Tavern Yerevan...ma costava 40 euro solo lui, non me la sono sentita

- khorovats, ovvero spiedini grigliati (talvolta anche marinati) di pollo, maiale, agnello o manzo. Normalmente sono accompagnati da riso, patate fritte e l’immancabile lavash (il pane armeno). Per completare il piatto si aggiunge un leggero tocco di sale e pepe, per non coprire troppo il gusto della carne. Mangiati sia di manzo che di agnello, avvolti appunto dal lavash (sottile sfoglia cotta in uno speciale forno interrato, chiamato tonir. Tale forno, ancor oggi, è spesso presente nella cucina delle dimore rurali)

- pastırma è piatto popolare, fatto di un manzo stagionato e essiccato all’aria. Somiglia un po’ alla nostra bresaola. Oltre al filetto di manzo o agnello, è aromatizzato con aglio, paprika e fieno greco. Spesso lo si vende nei panini, con aggiunta di sottaceti e cipolle Molto salato. Ci è stato servito per colazione insieme a un formaggio, altrettanto salato, cetrioli e pomodori. A colazione si mangia anche il lavash arrotolato intorno a cipollotto e verdure/erbe di campo varie.

- Il manti è una di quelle cose che si mangia in Armenia, e che dovreste assolutamente provare durante il vostro viaggio. L’impasto ha la forma di una barchetta ed è ripieno di agnello o manzo macinato, cipolla e prezzemolo. La cottura avviene in forno, in modo da raggiungere il colorito dorato e la croccantezza necessaria. Prima della cottura vanno ancora aggiunti i peperoni e salsa di pomodoro. Non l abbiamo mangiato questa volta, è un pò troppo pesante per me, avevo già dato a Mosca!

- Gata: Si tratta di un pane dolce, che si può trovare in diverse forme a seconda della città in cui ci si trova. L’impasto è a base di latte, panna e uova. La dolcezza è racchiusa nel ripieno a base di zucchero e burro.  L'abbiamo preso fuori da un monastero, pensavamo fosse un pane salato e invece..kg di zucchero!

- Dolma è fatto di carne macinata (maiale, manzo o una miscela di entrambi) o verdure avvolte in foglie di vite fresche. Nell’antica lingua urartiana, la parola “doli” significava “una foglia di vite“. Oggi ci sono vari tipi di Dolma in Armenia e il paese ha persino un festival speciale dedicato a questo piatto nazionale. Alcune delle varietà sono uniche nel paese e non si sono ancora diffuse in altri paesi.

- L’harissa è un porridge denso a base di grano spezzato arrostito o essiccato a cui può essere aggiunta la carne (agnello o pollo). La chiave per creare una gustosa Harissa risiede nel suo lungo processo di preparazione (fatta dalle sapienti mani della signora dell'Ozdun hotel)

- pesce del lago Sevan, pesce principe, sempre cucinato dalle manine della tenera signora dell'hotel ad Alaverdi, davvero notevole. Volendo è possibile comprarlo ai lati della strada che costeggia il lago, io non ho avuto il coraggio!

- Sujukh è un dolce armeno molto particolare che consiste di noci, ricoperte da succo di uva o di altra frutta. Una volta preparato, viene asseccato e servito. Reperibile alla bancarelle vicine ai monasteri

DA BERE:

- vini Armeni

- vofka alla frutta

- cognac è cresciuto grazie ad un industriale russo amante del cognac, tale Shustov, che sviluppò nella capitale Yerevan uno stabilimento con criteri moderni, ha saputo da subito conquistare il mondo: apprezzato e premiato all’esposizione universale di Parigi del 1900, i francesi gli concessero perfino l’uso della denominazione cognac, invero non ancora protetta. La leggenda vuole che Winston Churchill, gran bevitore di cognac, venisse stregato durante la conferenza di Yalta da Stalin a suon di bottiglie di ottimo cognac armeno, e che la divisione dell’Europa sia avvenuta tra queste ebbrezze alcoliche. Di fatto, ogni anno lo statista inglese riceveva in regalo parecchie casse di brandy di 10 anni da Stalin

- per astemia, vari succhi di frutta assortiti

Sapevo di andare fuori tema ordinando il khachapuri, essenzialmente tipico della cucina georgiana, ma non ho saputo resistere. Ancora memore di quello mangiato nel 2011 a Mosca, questa specie di pizza al formaggio con o senza spinaci o altre verdure, è una bomba di calorie , ma ne vale la pena. Pare addirittura che esistano ben 53 varianti di khachapuri in Georgia, paese dove ogni regione o villaggio ha le sue tradizioni culinarie. Non c’è un khachapuri più tipico o tradizionale degli altri: ogni regione ha il suo.

Altro sgarro sono stati i khinkali, sempre georgiani, non ho saputo resistere. I khinkali sono ravioloni georgiani ripieni di solito di un macinato misto di manzo e maiale, con o senza erbe, oppure nelle varianti con funghi, con patate o con formaggio. Sono originari delle montagne del Caucaso Maggiore centrale.

Noleggio auto o mezzi pubblici?Ovviamente, No MARSHRUTKHA (i loro bus), no Taxi, Noleggio auto sì!

Che domande!Come dicevo sopra, le strade sono in ottime condizioni, la polizia è presente intorno a Yerevan essenzialmente, ci sono dei velox, basta stare attenti. A Yerevan abbiamo visto 4 incidenti, effettivamente non sono particolarmente disciplinati alla guida, ma a Bali per esempio, ho visto decisamente di peggio. Non abbiamo avuto alcun problema nel girare in auto, per altro non esisstono parcheggi a pagamento e vige il parcheggio selvaggio!Pieno di benzina per una Dacia Duster 40 euro, direi accettabile!Costo noleggio auto per 4 giorni, 90 euro con Avis in aereoporto.

Iniziamo con il viaggio

22 APRILE, GIORNO 1

Atterrati, presa la macchina direttamente nel parcheggio dell'aeroporto dopo aver sbrigato velocemente le formalità doganali (nulla di che, solo un normalissimo controllo passaporto, il visto non è necessario), ci dirigiamo subito verso i primi due siti, prima di dirigerci verso Yerevan.

Echmiadzin: si trova l’organo di governo della Chiesa Apostolica dell’Armenia, dove ha sede il “Catholicos“, ossia il capo della stessa. La struttura principale è la Cattedrale Madre di Santa Echmiadzin, inestimabile patrimonio UNESCO costruito da San Gregorio nel 301–303 e perciò considerata una tra le cattedrali più antiche al mondo, fatta erigere su un altare pagano come indicato da un raggio di sole. Dove San Gregorio ha visto raggio di sole è stato costruito un altare. Nel complesso si trovano anche strutture più moderne come il Battistero dei Santi Vartan e Hovhannes e la Chiesa dei SS Arcangeli oltre a cimitero medievale e storici monumenti come i Khachkars (lapidi scolpite). Ovviamente non siamo potuti entrare perchè in restauro, ma custodisce anche un inestimabile tesoro: reliquie che affondano le loro radici nella storia della cristianità (lancia di longino, lancia che ha trafitto costato di Cristo) e persino un frammento dell’Arca di Noè.

Chiesa di Santa Gayane: costruita nel 630 e mantenente ancora le sua caratteristiche originarie nonostante i lavori di recupero.. Interssante anche il fatto che...siamo entrati nella chiesa e ci siamo letteralmente imbucati ad un matrimonio!

Yerevan: 

Museo e monumento del Genocidio Armeno (per altro, il giorno della commemorazione è proprio il 24 aprile).

La storia armena è sicuramente particolare e complessa, lungi da me cercare di descriverla con occhio critico, ma è bene conoscere alcuni fatti fondamentali. Primo: il genocidio armeno.

Dal 1915 al 1922 in Armenia si consumò il tremendo genocidio del popolo armeno sul finire dell’impero ottomano da parte dei Giovani Turchi con appoggio dei francesi. Ad oggi il governo turco, ad oggi ancora nega che i turchi abbiano mai commesso tali crimini (1 milione e mezzo di morti).
L’Italia rientra tra i Paesi che riconoscono il genocidio armeno. Il vicino Azerbajian, invece, lo fa. Lo nega. Per questo e oltre dall’Armenia non è possibile andare né in Turchia né in Azerbaijan… non corrono buoni rapporti. Lo sterminio che cominciò nella primavera del 1915 ebbe le sue premesse nell’ascesa del nazionalismo turco cominciato con la presa del potere dei giovani turchi nel 1909. Le guerre balcaniche prima e quella mondiale poi, prepararono il terreno per l’attuazione sistematica del primo genocidio della storia del ‘900. In Turchia si rischiano fino a 3 anni di carcere se si parla di genocidio, ovviamente per ragioni di compensazione economiche.

Poi la cessione del monte Ararat, quello dove si incagliò, secondo le leggende (ne parlerò subito dopo) l’Arca di Noè, alla Turchia, e l’annessione all’Unione Sovietica. L'Armenia, primo stato cristiano al mondo, diventa una minuscola repubblica sovietica confinata tra Georgia, Turchia, Iran e Azerbaijan.

Poi il crollo dell’URSS e la guerra con l’Azerbaijan per il controllo del Nagorno-Karabakh, una regione  all’interno dei confini di quella che l’Unione sovietica decise sarebbe stata la repubblica sovietica di Azerbaijan

Si trattava di un oblast autonoma all'interno dell'unione sovietica (quindi una regione meno "importante" rispetto alle altre repubbliche autonome), 90% di popolazione armena. Diversi tentativi di Azerbaijan di conquistare Karabakh, gli armeni della regione hanno conquistato le regioni vicine per collegarsi più strettamente all'Armenia, andando a conquistare 6 regioni di Azerbaijan più il karabakh intero. 

- motivi etnici territoriali, sappiamo che gli azeri hanno adottato prima arabo, poi cirillico e infine il latino, in armenia abbiamo un proprio alfabeto, a testimonianza della differenza etnica

- problemi religiosi (azeri sono musulmani, armeni cristiani)

- interessi economici: la Turchia dichiaratamente azera, la Russia appoggia Armenia (Azerbaijan ricca di petrolio e gas che potevano rifornire la Turchia e l'Europa, indipendentemente dalla Russia) 

I confini con l’Azerbaijan sono chiusi. Quelli con la Turchia pure. Il Nagorno-Karabakh è de facto uno stato indipendente dall’Azerbaijan ma accessibile solo da Goris, in Armenia, e non riconosciuto da nessuno stato dell’ONU.

Piazza della Repubblica, una volta chiamata Piazza Lenin. Sedi dei ministeri e museo della storia Armena.

Cascata, in cima monumento del soviet d'Armenia. Sarà che non faceva caldo, nessuna delle fontane era attiva, sia nella pizza della Repubblica che qui. Si inizia con lo Sculpture Park, direttamente di fronte Cascade. Questo museo a cielo aperto permette ai passanti e ai visitatori di ammirare una vasta collezione di opere di scultori famosi (tra cui il colombiano Botero, famoso per le sue linee “morbide”), totalmente gratis.

Progettata dagli architetti Jim Torosyan, Aslan Mkhitaryan e Sargis Gurzadyan, la costruzione della cascata iniziò nel 1971 e fu parzialmente completata nel 1980.

Al di sotto delle scalinate esterne ci sono sette scale mobili che si ergono lungo tutta la lunghezza del complesso. E sempre qui ci sono delle sale espositive che compongono il Museo d’Arte Moderna di Cafesjian e che sono collegate tra loro grazie al meccanismo suddetto delle scale mobili. In particolare qui è possibile ammirare una ricca collezione di opera d’arte e oggetti in vetro.

Il museo è composto da due sezioni separate: il “Cafesjian Sculpture Garden” esterno e le “Cafesjian Art Galleries” interno. Il Cafesjian Sculpture Garden è il giardino anteriore della Cascata dove sono esposte diverse sculture.

Biblioteca Matenadaran

Teatro dell'opera

DAY 2: 23 APRILE

Giornata particolarmente lunga, praticamente abbiamo visto quasi tutti i monasteri (ad eccezione del più lontano Tatev) fino ad Alaverdi, nel nord dello stato.

Caratteristica peculiare degli edifici di culto in Armenia è l’assenza di quella evoluzione stilistica che si è verificata nell’architettura religiosa d’Occidente: la struttura delle chiese armene ha infatti mantenuto inalterati i suoi elementi costitutivi. Sempre e dovunque l’elemento centrale della chiesa armena è la cupola, la cui forma perfetta simboleggia la volta celeste, generalmente sovrastata da un alto tamburo che culmina con una cuspide, ad enfatizzare il movimento ascendente dell’edificio e rendendolo visibile anche da grande distanza. L’interno è raccolto e spoglio, per aiutare la concentrazione nella preghiera; la nuda pietra delle pareti costituisce essa stessa un elemento decorativo. Il gavit, il portico che precede l’ingresso delle chiese maggiori (equivalente del nartece), è destinato ai catecumeni e ai penitenti, ai quali è precluso l’accesso alla liturgia. 

Ci dirigiamo verso il primo monastero della giornata, il Khor Virap, partendo alle 7 e 30 da Yerevan , arrivo ore 8:10....e c'erano già persone! Leggendo la guida: "non vedrete mai la sommità del monte Ararat, a causa dello smog"...oook, ok, ok, contiamo fino a 10. Non dico che siano attenti all'ambiente in Armenia, ma perchè?!!Comunque le foto parlano da sole, altrochè se si è vista la sommità (per l'esattezza il giorno 23 e il giorno 25, non il giorno 24 per via del brutto tempo, saremo stati miracolati noi?!).

Il monte Ararat si trova nel Kurdistan turco o Kurdistan settentrionale, situato nelle regioni dell'Anatolia orientale e sudorientale, dove i curdi formano il predominante gruppo etnico. Quindi il monte Ararat è in territorio turco. Da totale ignorante sono dovuta andare a recuperare alcune informazioni sul Kurdistan: politicamente è diviso fra gli attuali stati di Turchia (nord ovest) , Iran (nord-est), Iraq (sud) e, in minor misura, Siria (sud-ovest) e Armenia (nord), anche se spesso quest'ultima zona è considerata facente parte del Kurdistan solo dai più ferrei nazionalisti. Al 2012 solo il Kurdistan iracheno ha una certa autonomia politica, come regione federale dell'Iraq, in seguito alla fine del regime di Saddam Hussein nel 2003. Anche il Kurdistan siriano ha acquisito autonomia politica di fatto dall'inizio della guerra civile siriana.

Dal 1 gennaio 2022 il Governo della Turchia ha nuovamente concesso – a determinate condizioni – la possibilità di raggiungere la zona del Kurdistan dove si erge il gruppo dei Monti Ararat.

L’accesso alla zona era stato interdetto dal Governo turco nel 1984 poiché era stato definito “zona di guerra” nel conflitto tra l’esercito regolare e i gruppi separatisti curdi del PKK (partito dei lavoratori curdi). Conflitto iniziato nel 1978 che si era riacutizzato in quell’anno. Un periodo di tregua fra queste due fazioni si era avuto tra il 2004 e il 2015, durante il quale l’approccio all’Ararat era stato permesso. Ma solo a spedizioni scientifiche con guide militari, revocato però per gli stessi motivi nel 2016.

Il complesso montuoso dell’Ararat si trova oggi in Turchia nella regione Agri del Kurdistan, a 16 km dal confine ovest con l’Iran e a 32 km dal confine sud con l’Armenia. E’ costituito da due monti di cui quello più alto (5165 m.) è detto il “Grande Ararat” (Agri – Dagi), il più basso (3915 m.) è detto il “Piccolo Ararat”. Sono separati fra di loro dalla “Sella di Sara Bulag” a 2540 m.

Secondo alcune fedi religiose (cristiane, ebraiche, islamiche, orientali) la sommità dell’Agri-Dagi (la punta più alta dei monti Ararat) sarebbe stata l’unica parte non sommersa a seguito di un cataclisma di proporzioni immani (il “Diluvio universale”) che si sarebbe verificato nel 3400 a.C. Un diluvio che secondo il racconto della Bibbia sacerdotale dei LXX , capitoli 6,8 e 9,19 della Genesi, fu inviato sulla terra dalla Divinità per distruggere il genere umano a causa delle sue iniquità.

Un grandioso diluvio risulta storicamente descritto per la prima volta in un poema epico dei Sumeri (l’“Epopea di Gilgamesh” XIX sec. a. C.). E successivamente in numerose leggende e in miti laici e religiosi dei più svariati popoli, delle più differenti civiltà e delle più diverse fedi. Come per esempio il poema mesopotamico di Athrahasis, la storia indù di Manu e quella greca di Deucalione. Tra tutti questi racconti quello riportato dalla Bibbia sacerdotale narra come, dalla totale copertura delle acque, fosse rimasta preservata la cima dell’Agri-Dagi. Denominato “il più alto di tutta la terra” . E come su di essa si fosse adagiata una arca, scampando alla distruzione di tutto il resto del mondo.

Anche il Corano (ura 29 vers. 15 e sura 54 vers. 13) narra di una grande barca (“safina”) che si posò, alla fine del Diluvio, sulla sommità del monte alGudi nei pressi di Mosul. Queste imbarcazioni (arche e safine) erano in uso presso alcuni popoli antichi (gli ebrei le chiamavano “terah”) per la pesca oltre che per abitazioni. Quella sulla cima dell’Agri-Dagi era costituita (Genesi 6, 13-16) da un casso e di giunchi intrecciati, con interno catramato. Era lunga 300 cubiti (133 m.), larga 50 cubiti ( 22 m.) e alta 30 cubiti (13 m.). Aveva tre ponti, a forma rettangolare, con tetto inclinato apribile, una porta e una finestra, ottimamente galleggiante sulle acque, con albero, vela e timone.

Sempre secondo la Bibbia sacerdotale Noè (Noah in ebraico, Nu-h in arabo, Ziusudra in numerico,
Athrahasis in assiro, Utnapishtim in babilonese, Manu in indu, Deucalione in greco ), decimo patriarca, era stato avvisato da Dio dell’imminente diluvio in quanto “uomo retto”. E invitato quindi a costruire una arca per accogliervi la moglie Naamah e i tre figli Sem, Cam e Jafet. E in più le loro mogli e due coppie di animali di ogni specie, per mantenere sulla Terra le specie umana e animale. Secondo il Corano Nu-h ospitò in una Safina sua moglie, i tre figli con le loro mogli, dieci fedeli e dieci paia di animali.

Khor Virap: Alla fine del III secolo d.C., durante il regno di Tiridate III, Khor Virap era una fortezza adibita a prigione. La leggenda narra che qui venne rinchiuso San Gregorio Illuminatore, considerato il padre della Chiesa apostolica armena. Tiridate III aborriva il cristianesimo e i seguaci della religione veniva perseguitati ferocemente. San Gregorio rimase per 13 lunghi anni imprigionato in un pozzo (da qui il nome khor virap, ovvero pozzo profondo), sopravvivendo grazie ad alcune donne che gli portavano di nascosto da mangiare. Forse per uno strano tiro del destino, il re si ammalò gravemente. Nessun medico sembrava trovare una soluzione. La sorella, disperata, una notte trovò una risposta in un sogno, dove le venivano descritti i poteri taumaturgici del predicatore imprigionato. Lo fece liberare, San Gregorio guarì prontamente il re e Tiridate III, per sdebitarsi, si convertì al cristianesimo e la consacrò come religione di stato nel 301 d.C. Indubbiamente una leggenda, ma non per questo meno affascinante.

Per visitare il pozzo profondo 8 metri, bisogna scendere delle ripide scale, al momento della nostra visita era ancora chiuso!

La prima cappella religiosa dell’area venne costruita nel 642 d.C. da Nerses III il Costruttore, proprio sopra i resti del pozzo profondo dove fu rinchiuso San Gregorio.

Seconda tappa, circa 40 minuti di strada tra gole rocciose e praticamente nessuna macchina, monastero di Noravank. Prima di giungere al monastero, si passa per Areni e la zona vinicola, dove è presente una vineria dove poter fare degustazioni. 

Il monastero risale al XII secolo, anche se alcune testimonianze lo datano addirittura al IX o X secolo. Purtroppo la struttura più antica è andata ormai distrutta, quella che vediamo ancora oggi risale al 1205. Durante i secoli successivi, Noravank (nuovo monastero in armeno) divenne un centro culturale e religioso importante. Qui, infatti, si trovano le tombe della famiglia Orbelian, un’importante dinastia nobiliare armena. Il monastero fu successivamente saccheggiato dai mongoli nel 1238 e ricostruito sempre dagli Orbelian. Nel corso dei secoli, il monastero fu distrutto diverse volte da alcuni terremoti. L’ultima scossa, nel 1931, distrusse la cupola della chiesa principale. Fortunatamente, negli anni ’80, il sito venne ristrutturato e la cupola fu restaurata. Molto interessante per la posizione in particolare, completamente differente da quella del monastero precedente, appunto arroccato tra rocce e gole.

All’interno del sito, ci sono anche molti khachkar, delle pietre funerarie presenti soprattutto in Armenia. Il loro scopo è sia celebrativo sia spirituale, per salvare l’anima del defunto.

Il sito è costituito da: Surb Karapet (San Giovanni Battista), al suo interno, troviamo le tombe della famiglia Orbelian e chiesa di Surb Astvatsatsin (Santa Madre di Dio in armeno), con un piano superiore, dove era possibile accedere tramite una stretta e ripida scala (ora non più!).

Ci dirigiamo verso il lega Sevan, passando per il passo montano di Selim. Prima di scollinare, ci imbattiamo nel caravanserraglio di Selim.

Si tratta del caravanserraglio meglio conservato in Armenia che si trova a circa 2400 metri di quota presso l'omonimo passo e risale agli inizi del Trecento come si vede da iscrizioni in persiano e in armeno. Costruito in blocchi di basalto, Il caravanserraglio era un luogo di sosta e di scambi commerciali per le carovane che trasportavano merci lungo la Via della Seta, un motel di servizio lungo le autostrade del Medioevo. La facciata mostra in bassorilievo con un leone alato e un toro che costituiscono lo stemma del casato degli Orbelian. Vi è anche una scritta dedicatoria di Cesar Orbelian e dei suoi fratelli che riporta la data di costruzione (1332) e che cita il regno del khan Abu Said, il sovrano considerato l’ultimo khan colto dell’impero mongolo. All’interno c’è una lunga sala, preceduta da un’anticamera e da una cappella. La sala ha un corridoio centrale con volta ad arco, fiancheggiato da due “navate” laterali, separate da sette paia di piloni, con i giacigli per gli animali, le mangiatoie, l’abbeveratoio e le canalette di deflusso dei liquami. Le aperture nella volta garantivano il ricambio d’aria e la dispersione dei fumi.

Il panorama è ovviamente notevole!Siamo sulla via della seta d'altra parte!

6df945f5-c50d-4814-941c-d89c6861200f.jpg
343023943_6166455863445613_1984835038813142223_n.jpg
342980842_222744800359444_6691636012318296935_n.jpg

Iniziamo a scendere oltrepassando il passo di Selim (che fortunatamente abbiamo trovato aperto, pare sia chiuso fino ad aprile per neve) ed eccolo, il lago Sevan!

Il lago Sevan è uno dei laghi d’alta quota più grandi al mondo, sfiorando i 2000 metri sul livello del mare. Insieme al lago di Van e al lago di Urmia è uno dei tre laghi dell’antico Regno d’Armenia, soprannominati i mari d’Armenia. Il lago Sevan è un serbatoio naturale d’acqua dolce per l’Armenia. A seguito di interventi umani durante l’epoca sovietica il livello del lago si è drammaticamente abbassato e a oggi la salvaguardia del lago rappresenta un tema di attualità per la politica armena. L’abbassamento delle acque ha fatto riemergere numerosi manufatti dell’età del Bronzo, ora esposti a Yerevan. A partire dall’VIII secolo questo luogo ha iniziato a ospitare importanti monasteri: i più noti sono Sevanavank, sulle sponde occidentali Hayrivank e verso sud Noraduz con il suo cimitero di khachkar medioevali.

Sulle sponde del lago troviamo diverse bancarelle che vendono la famosa trota principe del lago, già cotta...non abbiamo avuto appunto il coraggio di assaggiarla direttamente da lì, ma per fortuna avremo l'opportunità a cena!

Primo stop: cimitero di Noratus. Parcheggiamo ed entriamo, veniamo seguiti da un signore deturpato evidentemente dalla polio, che decide di essere la nostra guida turistica (per 2000 dram, circa 4 euro), ovviamente...parlando solo russo! A gesti si è sempre in grado di comprendersi comunque! Ci sono circa 1500 khachkars. Risalgono al periodo compreso tra il IX e il XVII secolo. Le vecchie pietre a croce si basano sulla parte vecchia del cimitero. Si dice che durante le invasioni di Lenk Temur, quando i soldati si avvicinarono (allora la famiglia regnante era Varuznunis), coprivano i khachkar con i mantelli, e i soldati di Temur pensavano che fosse un esercito che li aspettava, e ritirano i loro soldati. Tuttavia, la mattina, si sono resi conto che quelle non erano persone, e hanno attaccato. Circa 900 antiche, la maggior parte dei secoli dal XIII al XVI ma anche alcune molto più vecchie del VII-IX secolo. Molte di queste lapidi sono finemente scolpite a rappresentare il lavoro del morto o un episodio importante della loro vita.

Monastero di Hayravank con vista sul lago e Monastero di Sevanavank che si raggiunge al termine di una scalinata (prima di intraprenderla, possibile acquistare un bel succo di melograno fresco e il classico pane dolce!)

Saliamo verso nord per arrivare al monastero di Goshavank; si trova nel villaggio di Gosh e servì anche come istituto educativo durante il Medioevo, dove sono stati conservati molti libri. Qui si insegnavano lingue armene, latine, greche e lezioni di musica. Oltre ad insegnare le lingue, qui hanno anche creato e copiato scritti a mano. Il Goshavank è stato costruito nel 1188 esattamente sul luogo di un antico monastero Getic, che è stato distrutto da un terremoto. Mkhitar Gosh partecipò alla ricostruzione del monastero e più tardi il monastero prese il nome da lui. Fu uno dei più eminenti avvocati e attivisti pubblici del suo tempo, nonché l'autore del primo codice di leggi, incluso il diritto civile e canonico.

Ci dirigiamo a questo punto verso la Gola del Debed e il monastero che ci è piaciuto più in assoluto, il monastero di Haghpat. Questa gola racchiude più storia e cultura di qualsiasi altro luogo del paese. Quasi tutti i villaggi situati lungo il corso del fiume Debed possiedono una chiesa, una cappella, un vecchio forte e una manciata di khachkar sparse nelle immediate vicinanze. Anche Alaverdi, con i suoi casermoni sovietici e la miniera di rame in disuso, mi ha piacevolmente stupita (ovviamente...de gustibus)!

Salendo fino al cima di una delle colline dove sorge la città di Haghpat, arriviamo all'omonimo monastero, il più marcio come colori (complice anche il brutto tempo), e quindi quello che ci è piaciuto di più!

E’ un complesso molto grande, nasce poco prima dell’anno 1.000 e nei secoli viene ampliato e fortificato, forse il momento di maggior ricchezza lo raggiunge nel XII secolo.

Monastero di Sanahin: ha rivaleggiato per anni con quello di Haghpat, entrambi in posizione rialzata e privilegiata sulla Gola del Debed.
Nasce poco prima di quello di Haghpat, intorno al 928, è per questo si chiama Sanahin – “più vecchio di quell’altro“.

Finalmente la lunga giornata volge al termine, percorriamo la ripida strada che porta al villaggio di Odzun, dove, superato il cimitero locale, si trova il nostro hotel in stile sovietico, e dove ci aspetta una cenetta tipica!

DAY 3: 24 APRILE

Dopo una colazione altrettanto tradizionale, prendiamo la nostra macchina e esploriamo la sommità del gola. Lo spettacolo in piena mattina è suggestivo: nuvole basse che si muovono sfumate come nebbia, mostrando a tratti lo strapiombo della gola. La strada fino a Stepanavan è sicuramente notevole. Raggiunta la culla del comunismo armeno, scendiamo verso altitudini minori fino ai successivi monasteri con vista sulla gola.

Monasteri di Hovhannavank e Saghmosavank

Monastero di Geghard: monastero scavato nella doccia. Questo è stato l'unico monastero pieno di turisti, abbiamo dovuto fare praticamente la fila!

​Nel complesso monastico si può vedere la chiesa della grotta di Avazan: a proposito di fila... all'interno della chiesa, ne abbiamo trovata una di persone in attesa del loro turno per bere acqua dalla sorgente naturale che ha un potere curativo. Le rocce che circondano il monastero fanno parte della gola del fiume Azat, che si trova nell'omonima valle e che ha nel suo paesaggio un complesso di edifici medioevali situati nel mezzo delle scogliere che si trovano al suo ingresso.

Il nome del monastero fa riferimento alla lancia con cui venne ferito Cristo durante la crocifissione. La nomenclatura ha origini lontane, che risalgono all’inizio dei lavori delle prime chiese del complesso monastico. La chiesa principale risale all’inizio del XIII secolo. Il gavit, che appare per metà scavato all’interno della roccia, è dello stesso periodo storico.

Tampio di Garni e rientro a Yerevan per l'ultima notte in Armenia!

A pochi chilometri dal Monastero di Geghard si trova il secondo punto turistico della zona. Il tempio Pagano di Garni.

Non vi sarà difficile trovarlo, seguite i turisti che si incamminano nella stessa direzione e pian piano noterete bancarelle e chioschi di frutta popolare la strada che pian piano si farà più stretta fino a condurvi alla biglietteria di accesso.

A pochi chilometri dal Monastero di Geghard si trova il secondo punto turistico della zona. Il tempio Pagano di Garni.

Non vi sarà difficile trovarlo, seguite i turisti che si incamminano nella stessa direzione e pian piano noterete bancarelle e chioschi di frutta popolare la strada che pian piano si farà più stretta fino a condurvi alla biglietteria di accesso. il Tempio si affaccia su di un profondo canyon originato dal fiume Azat che ricorre l’intera zona.

Questo viaggio è stato così interessante che programmo già la combo Azerbaijan - Georgia!

343063109_1591486314596400_701387280175052191_n.jpg
  • email.png
  • MB__home.png
bottom of page